Meno noti di mostaccioli e roccocò, i ‘susamielli’ compaiono, oramai, di rado sulle tavole natalizie campane. A Baselice, nel Fortore beneventano, però, la tradizione di preparare questi deliziosi dolcetti per Natale è ancora viva. E ciò è dovuto all’isolamento geografico che ha avuto un ruolo determinante nella vita socio-economica di questo borgo montano, tanto che, ancora oggi, anche nella gastronomia, sopravvivono echi dei tempi passati.
Situato nell’Alto Sannio pentrico, tra i monti del Matese e le colline della Daunia, all’incrocio di importanti vie della transumanza,
Baselice, come borgo di confine, non poteva non subire l’influsso della vicina Puglia, anche nella sua tradizione gastronomica. Del resto, si sa, la cucina è anche contaminazione, mescolanza di culture e tradizioni diverse. E i ‘susamielli’ ne sono la riprova: un incrocio tra sapori pugliesi e napoletani.
Le origini della ricetta risalirebbero all’antica Grecia, ai biscotti rituali preparati in onore delle divinità dei Misteri Eleusini, Demetra e Core. La loro forma ad ‘S’ rimanda al dio ‘serpente’, custode della grotta della Grande Madre a Creta. Questi dolci, a base di sesamo e miele, venivano donati ai devoti nel santuario di Eleusi. Il loro nome, dal greco ‘sesamon’, risalirebbe al latino tardo ‘sesamun+mel’ (sesamo e miele). I ‘susamielli’ sarebbero, poi, giunti in Magna Grecia, al seguito dei colonizzatori ellenici. Per i loro componenti, soprattutto sesamo e miele, erano considerati dei dolci dalla forte carica propiziatoria. La ricetta più antica è contenuta nel ricettario del gastronomo napoletano Vincenzo Corrado, del 1788, e prevede l’utilizzo del sesamo, un ingrediente, questo che, invece oggi, viene sostituito, solitamente dalle mandorle.
La tradizione ci riporta tre versioni di questo dolce: ‘i susamielli dello zampognaro’, realizzati con farina integrale e bucce di agrumi, donati agli zampognari in visita nelle case, annunciando il Natale con la loro musica; ‘i susamielli del buon cammino’, donati a frati e preti nel periodo delle feste, ripieni di marmellata di amarene; e ‘i susamielli nobili’, confezionati con farina bianca di prima qualità, ‘pisto’ (una miscela di spezie in polvere) e pasta ‘ammennola’ (pasta di mandorle), destinati alle famiglie nobili. Quest’ultima è la versione diffusa ancora oggi: tradizione vuole che ‘i susamielli nobili’ vengano preparati, solitamente, nei giorni che precedono l’8 dicembre, così da poterli gustare con vino dolce o marsala per tutto il periodo delle feste natalizie, con intento beneaugurante.
300 g di farina 00
300 g di miele
150 g di mandorle tostate
100 g di zucchero
20 g di pisto (trito di spezie composto da cannella, chiodi di garofano e noce moscata)
Tritate finemente le mandorle, mischiatele con farina, zucchero e pisto, e disponete a fontana. Sciogliete in un pentolino il miele e versatelo nel centro della fontana e lavorate energicamente fino ad ottenere una pasta dura ed omogenea. Ricavate dall’impasto delle strisce lunghe circa 10 cm e larghe 2 cm. Disponeteli a forma di “S” su una teglia ricoperta di carta da forno schiacciandoli leggermente. Cuocete in forno preriscaldato a 180°, per circa 20 minuti.